Dopo il suicidio di sua figlia, questa mamma ha trovato una lettera sul suo pc Ecco il contenuto della lettera: straziante!
Suicidio di sua figlia
Purtroppo la prepotenza e il bullismo esistono e esisteranno sempre. C’è chi di noi è vittima e chi invece è il bullo. E quando parliamo di bullismo, non ci riferiamo solo a quello fisico ma anche a quello psicologico, che è molto peggio. Bisognerebbe sempre tener conto dei sentimenti altrui e indossare i vestiti di chi abbiamo di fronte, perché se non si conosce la vita di qualcuno, non si può avere il diritto di giudicarla.
La protagonista di questa storia si chiama Cassidy Trevan, una ragazzina di soli 15 anni che viene da Melbourne, Australia. Per molto, troppo tempo, è stata vittima di bullismo, per lo più psicologico ma un paio di volte, purtroppo, anche fisico.
Era arrivata al punto di non voler più andare a scuola, tutti i suoi compagni la isolavano, la prendevano in giro, la maltrattavano e la chiamavano con meschini nomignoli, soprattutto le ragazze. Alla fine, visto che nonostante l’intervento dei genitori, le cose non migliorarono, decisero di toglierla da quella scuola e, dopo un periodo di pausa, decisero di iscriverla ad un’altra, per permetterle di partire da zero.
Suicidio di sua figlia. Ha iniziato ad andare a lezione due volte a settimana e poi, piano piano, ogni giorno. Le ragazze della vecchia scuola, nei giorni successivi, si scusarono con lei e le chiesero una seconda possibilità per essere amiche. Cassidy, naturalmente, accettò. La invitarono anche ad una festa, era stata isolata ed esclusa per così tanto tempo, che finalmente si sentiva felice e accettata.
Ma come poteva immaginare che avevano solo architettato un piano per farle ancora del male? In quella casa, dove avrebbe dovuto esserci quella festa, c’erano due ragazzi più grandi ad aspettarla. L’hanno violentata, aveva solo 13 anni. Dopo l’episodio è andata subito alla polizia ma il caso, purtroppo, è stato archiviato, per mancanza di prove. Si sono sparse voi su di lei, su una poco di buono che era andata insieme a più ragazzi, dentro quella casa.
I genitori hanno deciso di cambiare casa e di iscriverla ad una scuola più lontano, volevano che si lasciasse il passato alle spalle ma nonostante ciò, non la lasciavano stare. Continuavano a prendersi gioco di lei, la chiamavano, la deridevano nei negozi, avevano sparso la voce su di lei anche nell’altra scuola. E’ stato tutto un incubo fino all’anno 2015.
Cassidy si è suicidata, ha scelto di mettere lei stessa fine a quell’orribile vita. Poco tempo dopo sua mamma ha trovato una sua lettera, una di quelle che ogni persona sulla faccia della terra, dovrebbe leggere.
“Il mio nome è Cassidy Trevan, e sono stata violentata. Non sto facendo questo per vendetta a quegli studenti che mi hanno violentata. Non sto nemmeno facendo questo per ricerca di attenzione. Il mio obiettivo è quello di avvisare altre persone (gli studenti principalmente ma anche i genitori) su quello che mi è accaduto, per renderli consapevoli.
Lo faccio perché più di 1500 studenti di età compresa tra i 7 e i 13 anni, sono attualmente iscritti a scuola e devono essere avvertiti. Dopo quello che è successo a me, il personale della scuola non ha fatto nulla per aiutarmi. Quindi è compito mio raccontarvi quello che mi è stato fatto e rendervi consapevoli.
Ma lo sto facendo anche per me stessa. Dopo 1 anno e mezzo, voglio avere un pò di pace.
E ‘ sorprendente quanti studenti della scuola hanno sentito storie su di me e ancora fino ad oggi, continuano a sentirle e a raccontarle. Ci sono studenti che non mi conoscono, ma che ancora mi contattano su Facebook per chiamarmi p*****a. Ho cambiato scuola, mi sono trasferita, ma ho subito sempre intimidazioni. Non posso impedire alla gente di diffondere voci, ma almeno posso provare a diffondere la verità di ciò che è realmente accaduto.Il mio nome è Cassidy Trevan e sono stata violentata.
Se un giorno qualcuno dovesse farlo a voi, credetemi, vale la pena di combattere e ribellarvi! Se non lo farete, ve ne pentirete per il resto della vostra vita, così come sto facendo io. Si può fare.”
Suicidio di sua figlia